facciamo il punto della situazione?

Mancano meno di 700 giorni al tanto atteso 29 settembre 2023, la fatidica data in cui prenderà il via sul percorso del Marco Simone Golf & Country Club la 44a edizione della Ryder Cup, la terza giocata in Europa e ovviamente la prima in territorio italiano.

Con così poco tempo davanti questo dovrebbe già essere il momento in cui interrogarsi su quali risultati stia portando al movimento golfistico italiano l’organizzazione di questa grande manifestazione internazionale.

Il Covid e la pandemia hanno rivoluzionato il mondo intero e non soltanto l’universo dello sport e del turismo internazionale e probabilmente la partita è ancora tutta da giocare.

E’ stato detto e ripetuto in questi ultimi anni che la Ryder Cup è l’evento golfistico mondiale che attira la maggiore attenzione dei media ed in termini di esposizione mediatica è sicuramente  uno dei più grandi evento sportivi del mondo, ma cosa porterà questa manifestazione al mondo del golf italiano?

Prima di tutto è necessario ricordare che l’Italia presentò la propria candidatura con queste precise motivazioni:

“Con l’assegnazione della Ryder Cup 2022, la Federazione Italiana Golf,  si impegna in un arco temporale di 12 anni (dal 2016 al 2027) a sviluppare il movimento golfistico, toccando diversi ambiti e proponendosi di raggiungere diversi obiettivi: dall’aumento del numero degli appassionati alla crescita di nuovi campioni; dall’azione educativa del golf sin dai banchi di scuola al ribadire il connubio con l’ambiente; dal sottolineare il carattere inclusivo e di aggregazione sociale di questo sport all’aumentare la consapevolezza che giocare a golf fa bene alla salute; dalla realizzazione di nuove strutture impiantistiche al favorire l’incremento del turismo golfistico”

Un momento storico per l’Italia

La storia la conosciamo tutti, grazie alla tenace insistenza della Federazione Italiana Golf e del Presidente Chimenti, con il supporto del Governo italiano che stanziò più di 200 milioni di Euro, la Ryder Cup venne assegnata all’Italia generando in tutto il movimento golfistico italiano grandi speranze ed aspettative.

A due anni dalla Ryder Cup di Roma vogliamo analizzare cosa potrebbe portare questo grande evento al golf italiano e all’economia del nostro paese e cosa si sta facendo in concreto per realizzare questi obiettivi.

Due sono principalmente le fonti di entrate provenienti dalla Ryder Cup, le entrate dirette provenienti dalla presenza degli spettatori nella settimana del torneo e le entrate indirette generate dall’incremento dei flussi turistici in Italia negli anni precedenti e seguenti l’evento.

Nell’ormai lontano 2014 da consulente per il turismo per la Federazione Italiana Golf, venni chiamato a preparare uno studio, poi inserito all’interno del Dossier Ryder Cup, che avesse come obiettivo quello di calcolare “Il valore dell’indotto economico per il territorio italiano derivante dall’incremento dei flussi turistici internazionali di golfisti derivanti dall’organizzazione della Ryder Cup in Italia”.

Le esperienze negli altri paesi

Per preparare quel lavoro studiai le esperienze fatte nelle altre nazioni scoprendo ad esempio che in Irlanda, che ospitò la Ryder Cup al K Club nel 2006, nel solo anno precedente i turisti golfisti erano cresciuti numericamente del 73% con un aumento contestuale del 26% del numero di persone interessate al golf rispetto ai dati dell’anno precedente.

Una ricerca di mercato di Sports Marketing Surveys certificò che l’organizzazione della Ryder Cup in Galles del 2010 portò ad un aumento dell’82% dei turisti golfisti in quella nazione nell’arco di soli 7 anni.

Secondo i ricercatori della Sheffield Hallam University, la Ryder Cup che venne giocata a Gleneagles in Scozia nel 2014, generò più di 106 milioni di sterline in attività economiche dirette per il territorio. L’evento attirò più di 63.000 visitatori provenienti dall’estero che totalizzarono un totale di 133.104 pernottamenti durante la sola settimana dell’evento, mentre altri 10.793 partecipanti prolungarono il loro soggiorno prima o dopo l’evento, per un totale di 57.758 pernottamenti aggiuntivi.

La Ryder Cup di Parigi del 2018, la seconda giocata in Europa dopo quella di Valderrama nel 1997, portò circa 236 milioni di Euro di entrate per l’economia locale grazie alla presenza di 270.000 spettatori provenienti da 90 diverse nazioni nella settimana del torneo. Questo dato comprendeva la spesa di tutti gli spettatori e dei partecipanti all’evento, tutte le spese organizzative, anche da parte della Federazione Golf Francese e delle autorità locali per l’ammodernamento dei campi e delle infrastrutture e lo sviluppo di 100 impianti di golf municipali creati ad hoc in previsione del torneo, nonché altre spese indirette o indotte.

L’edizione italiana

Per l’edizione italiana del 2023 la previsione è di non meno di 300.000 spettatori che spenderanno una media di circa 1.000 Euro nella settimana del torneo (biglietti di ingresso al torneo esclusi) per un totale di 300 milioni di Euro di entrate dirette. Se aggiungiamo a questo importo le spese organizzative della Federazione Italiana Golf sostenute in questi anni e le tasse versate al governo italiano per l’organizzazione dei tornei internazionali nei 12 anni oggetto dell’accordo con il Tour Europeo, supereremo facilmente la cifra di 450 milioni di Euro di entrate direttamente riconducibili all’organizzazione dell’evento.

Più complicato è invece valutare il valore delle entrate indirette, quelle cioè legate all’aumento del turismo golfistico in Italia. L’organizzazione della Ryder Cup ha infatti una eccezionale valenza turistica e rappresenta un fattore motivazionale e decisionale importantissimo nell’industria internazionale del turismo.

La trasmissione televisiva di questo evento in quasi 200 nazioni e la copertura da parte di quasi 50 network mondiali portano infatti la Ryder Cup nelle case di più 500 milioni di persone nel mondo! Ospitare la Ryder Cup nella propria nazione è senza alcun dubbio la più efficace promozione internazionale di una destinazione golfistica ma bisogna saperla cavalcare e riuscire a sfruttare questo evento nel migliore dei modi.

La previsione economica

Per creare la documentazione del 2014, partii dai dati di allora quando i campi da golf italiani raccoglievano circa 500.000 green fee pari a circa 25 milioni di Euro di entrate dirette portando un totale di circa 150 milioni di Euro di indotto per l’economia della nostra nazione.

Prevedendo un orizzonte temporale di 12 anni e considerando incrementi annuali fra il 7 ed il 10% saremmo dovuti arrivare alla magica cifra di un milione di green fee stranieri nel 2025, tre anni dopo la fine della Ryder Cup italiana.

In questi 12 anni il contributo per l’economia derivante dai green fee dei giocatori stranieri in Italia avrebbe potuto raggiungere l’incredibile cifra complessiva di quasi 3 miliardi di Euro così suddivisi:

  • 530 milioni di Euro di green fee stranieri
  • 1.060 milioni di Euro di pernottamenti alberghieri
  • 1.400 milioni di Euro di ulteriori spese sul territorio nazionale

L’incremento di valore derivante dall’aumento dei green fee stranieri atteso nel 2027 rispetto ai dati del 2015 è stato calcolato in circa 185 milioni di Euro, più o meno una media di incremento annuale di 15 milioni di Euro.

Sommando questi 185 milioni di Euro ai 400 milioni derivanti dalle spese dirette sostenute nella settimana del torneo si arriva ad una cifra di poco meno di 600 milioni di Euro che rappresenta il contributo totale che la Ryder Cup del 2023 potrebbe portare all’economia italiana.

Obiettivi e stato dell’arte

Fatta questa lunga premessa è arrivato però il momento di chiederci se riusciremo a raggiungere gli obiettivi prefissati e a domandarci cosa si sta facendo di concreto per cercare di raggiungerli.

La situazione ad oggi può essere fotografata come segue:

  • Nel 2014 i tesserati alla Federazione Italiana Golf erano circa 91.000, la stessa cifra con la quale si chiuderà presumibilmente la stagione in corso.
  • Nello stesso anno gli impianti per giocare a golf erano 410, ora sono solo 370 con un differenziale negativo di 40 campi.
  • Ancora nel 2014 i green fee stranieri in Italia erano circa 500.000 mentre quest’anno, al termine di una stagione inaspettatamente buona almeno per i Circoli del nord Italia, dovremmo chiudere la stagione con circa 400.000 giri di golf ad opera di giocatori stranieri.
  • Dei 50 campi ad impatto ambientale zero, totalmente Bio e che erano stati previsti in aree degradate contenuti nell’ambizioso progetto “50 Ryder Compact Bio Golf” ne sono stati creati soltanto due, a Livorno e in provincia di Macerata.

Esaminando questi dati risulta evidente che al momento chi sta beneficiando della Ryder Cup italiana sono principalmente la famiglia Biagiotti, che si trova tra le mani un percorso straordinario tutto nuovo, una viabilità di accesso al Circolo completamente rifatta e tutta la promozione internazionale che ne consegue e la Regione Lazio che grazie alla visibilità di questo evento diventerà presumibilmente la destinazione golfistica italiana più richiesta nei prossimi anni.

Le speranze del turismo

Per gli altri attori del turismo golfistico italiano invece le speranze di promozione all’estero derivanti dalla Ryder Cup risultano tuttora affidate alle proprie risorse, purtroppo sempre più scarse, ed alle meritorie azioni promozionali del progetto interregionale Italy Golf & More che coinvolge al momento 9 Regioni italiane e che può beneficiare dell’impegno e del supporto garantito dal nostro Ente Nazionale del Turismo che ha nella direttrice marketing Maria Elena Rossi una convinta sostenitrice del turismo golfistico.

Senza alcun supporto da parte della Federazione Italiana Golf, che lo scorso anno ha inopinatamente deciso di non partecipare a questo progetto, queste sono di fatto le uniche risorse promozionali che vengono spese per la promozione del turismo golfistico italiano all’estero.

Ma come già detto in apertura di questo articolo il Covid ha rivoluzionato il mondo e anche nel turismo i tempi si sono dilazionati e molti degli equilibri esistenti sono stati spazzati via.

Possiamo ancora fare qualcosa di importante in questi due anni che mancano alla Ryder Cup ma non c’è veramente più tempo da perdere per non vanificare una irripetibile opportunità di sviluppo del movimento golfistico italiano.

By Maurizio De Vito Piscicelli

Export Manager, per oltre un decennio, in una multinazionale attiva nella commercializzazione di bevande alcoliche e non alcoliche. Il golf è nel mio DNA avendo fatto parte del Consiglio Direttivo del Golf Club Bologna di cui sono stato anche Presidente della Commissione Sportiva. Dal 1992 al 1996 sono stato eletto Presidente del Comitato Provinciale di Bologna per la Federazione Italiana Golf per conto della quale ho seguito la nascita e la promozione di nuovi impianti golfistici nella Provincia di Bologna. Dal 1996 svolgo attività di consulenza per il settore del golf.

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