Neanche l’anno della Ryder Cup di Roma riesce a portare buone notizie per il golf italiano.

La stagione 2023 si chiude infatti con 92.722 tesserati (dai numeri ufficiali escludiamo i professionisti), circa 600 in meno della stagione precedente con un calo dello 0,59% rispetto al 2022. In pratica siamo tornati più o meno ai numeri del 2007 quando i tesserati alla Federazione Italiana Golf erano stati 91.791.

Fra le 6 Regioni con più di 5.000 tesserati hanno migliorato i propri numeri il Lazio (+4,71%), il Piemonte (+1,50%) e il Veneto (+0,83%), sono rimaste in linea con il dato nazionale la Lombardia (-0,80%) e la Toscana (-1,49%) mentre ha avuto una pessima stagione l’Emilia-Romagna che ha perso il 9,49% dei propri tesserati.

Bisogna sempre ricordare che i dati regionali sono influenzati dalla presenza di impianti gestiti da società che “domiciliano” in un campo tutte le adesioni ricevute a livello nazionale, il che significa che i tesserati di una Regione non sempre coincidono con l’effettivo numero di praticanti in quella Regione.

E’ il caso ad esempio delle tessere Green Pass che sono “domiciliate” presso il Crema Golf Resort in Lombardia (3.494 tesserati) oppure del caso del Mia Golf Club nelle Marche che mette insieme ben 2.185 tesserati grazie ad una offerta particolarmente vantaggiosa della quale approfittano ogni anno molti golfisti italiani certamente non residenti in quella Regione.

Esaminando il numero degli impianti per la pratica del golf in Italia è ripresa la tendenza al ribasso che si era interrotta lo scorso anno e al termine della stagione 2023 il numero è stato di 357 contro i 367 dello scorso anno con un calo di 10 unità (rispetto allo scorso anno non ci sono più Airone, Amoroma, Cà Laura, Castell’Arquato, Cinque Laghi, Miramonti Asiago, Sant’Andrea, Zerman Golf, Tourist Golf e Reggio Emilia assorbito all’interno di Matilde Golf).

A livello regionale l’Emilia-Romagna ha perso 4 impianti, la Liguria ne ha persi 2 mentre Calabria, Lazio, Lombardia e Veneto hanno un impianto in meno rispetto allo scorso anno.

Cresce leggermente il numero di tesserati per impianto che è passato dai 255 nel 2022 ai 260 del 2023, un numero comunque sempre insufficiente per garantire stabilità economica ed un congruo bacino di utenti per le strutture golfistiche italiane.

I Circoli di golf italiani con più di 500 tesserati sono aumentati di 8 unità passando dai 40 dello scorso anno ai 48 del 2023.

Di questi 48 circoli 31 hanno incrementato il numero di tesserati mentre 17 hanno dovuto ridurre la propria compagine sociale.

Nessun segnale positivo nemmeno dai dati relativi all’età dei praticanti nella nostra nazione.

Circa il 65% dei praticanti ha un’età superiore ai 50 anni (seniores + super seniores) mentre i giocatori juniores sono un po’ meno di 10.000, soltanto il 10% del totale nazionale.

L’Italia esce sempre molto male nel confronto con i numeri europei che mostrano una enorme differenza nel numero totale di praticanti ma soprattutto nel rapporto giocatori / abitanti e appunto nel numero di giocatori per singolo campo.

Mentre in Italia il numero di giocatori per campo da golf è di 261 in Europa questo numero è di 944 unità e se nella nostra nazione gioca a golf soltanto lo 0,16% della popolazione nel continente Europeo questa percentuale sale all’1.13%.

Bisognerebbe forse iniziare ad accettare il fatto che il golf è uno sport che non piace più di tanto agli italiani e che neanche una Ryder Cup organizzata nel nostro paese in maniera perfetta e con una visibilità mediatica senza precedenti sembra riuscire a creare interesse nella nostra popolazione.

Per gli italiani il golf non è soltanto uno sport caro, è anche una disciplina che richiede troppo tempo libero, difficile da imparare, con troppi paletti e molto poco apprezzata dalla fascia d’età che va dai 25 ai 40 anni.

Occorrerebbe prendere atto di tutto ciò e senza avventurarsi in sogni pindarici che tutto questo possa cambiare in tempi brevi iniziare a convertire con decisione al turismo almeno quei campi a 18 buche posizionati in ambiti turistici potenzialmente interessanti per i giocatori di tutto il mondo.

Anche in altre nazioni della fascia mediterranea e del sud Europa (Portogallo, Cipro, Turchia e Grecia) il golf è praticato pochissimo a livello locale ma riesce comunque a portare numeri esaltanti a livello turistico, perché dovremmo pensare che in Italia non possa succedere la stessa cosa?

By Maurizio De Vito Piscicelli

Export Manager, per oltre un decennio, in una multinazionale attiva nella commercializzazione di bevande alcoliche e non alcoliche. Il golf è nel mio DNA avendo fatto parte del Consiglio Direttivo del Golf Club Bologna di cui sono stato anche Presidente della Commissione Sportiva. Dal 1992 al 1996 sono stato eletto Presidente del Comitato Provinciale di Bologna per la Federazione Italiana Golf per conto della quale ho seguito la nascita e la promozione di nuovi impianti golfistici nella Provincia di Bologna. Dal 1996 svolgo attività di consulenza per il settore del golf.

14 thoughts on “Nell’anno della Ryder Cup il golf italiano perde giocatori ed impianti”
  1. Complimenti per chi si prende il tempo a mettere insieme questi dati.Normalmente dovrebbero essere un avvertenza dove iniziare a cambiare qualcosa,ma questo non lo vedo per niente negli ultimi 30 anni.I dati esistevano anche li ma é troppo comodo ,aspettare che qualcosa cambia.Abbiamo visto gli altri che hanno preso la strada del turismo e noi?Abbiamo puntato solo a fare gare che non coprono per niente le spese.Vediamo solo i 15-20 € e dimentichiamo che fare gara costa.Sponsor?Che vantaggio ha un sponsor?Sono soci ,amici che mettono a disposizione un paio di premi.E dopo arrivano tutti le aziende che organizzano gare e alla fine di giornata si portano a casa 23-30€ di € a giocatore.I Circoli?Rimangono spese.Il Turista arriva,paga,sei il campo é perfetto e con 10-15 giocatori ho la stessa cifra come con 50-70 giocatori in gara.Attenzione!La piú gran parte dei partecipanti sono soci del circolo che partecipano.Fare statistiche e vedere i dati,cosí si lavora in un azienda,che pure il golf dovrebbe essere.Saluti

  2. Ciao Maurizio, come sempre ottima esposizione. Cio’ che mi permetto di non condividere e’ la conclusione che agli italiani non piaccia il golf! L’evidenza e’ che non si avvicinano e non che non gli piaccia e il perche’ va per me cercato nella quasi assoluta mancanza di investimenti “veri” nella “comunicazione mirata a tal fine” perche’ come hai ottimamente evidenziato non bastano gli eventi e la mondanita’ tipo scalinata Trinita’ dei Monti e cena a Caracalla. Dal mio punto di vista piu’ si espone e si inneggia al lusso e l’esclusività’ piu in Italia si ottiene l’effetto contrario perché, cosi si riconferma la visione del golf quale sport per pochi. A mio giudizio vanno drasticamente distinti i budget federali allocando per ogni settore quanto necessario e quello per promozione, comunicazione, avviamento e supporto ai circoli deve essere il piu’ importante, situazione che porterebbe anche ad una maggiore attenzione da parte di potenziali sponsor. Ti invitero’ presto ad un incontro per considerazioni sul caso e i necessari cambiamenti nella gestione del golf italiano in ambito FIG, e per la stesura di un innovativo piano di attività’ per il quadriennio 2024/28. Come hai brillantemente evidenziato il golf italiano e’ in costante regressione e le attivita’ svolte da FIG (coadiuvata da un’agenzia di comunicazione che mai e sottolineo mai prima si era interessata di golf, incaricata proprio nel momento piu’ interessante per raggiungere un migliore posizionamento e incrementare il numero dei golfisti) non hanno prodotto niente relativamente alla crescita e quasi zero per il turismo incoming.
    Io penso sia arrivato il momento di impegnarsi per illustrare al mondo del golf e a quanti saranno nel 2024 chiamati, con il loro voto, a rinnovare le cariche federali, come e’ stato gestito il settore da parte della FIG nell’ultimo ventennio, e presentando allo stesso tempo un programma innovativo, che tenga ovviamente conto delle potenzialita’ dei circoli che dovranno essere messi in grado di capire e decidere la loro effettiva vocazione: per il tempo libero e/o per il turismo, perche si passano cosi’ decidere le rispettive attivita’ di marketing e comunicazione!
    C’e’ tanto da dire…spero se ne possa parlare insieme. Buon 2024. Luciano

    1. Non sono d’accordo. In primis l’analisi dovrebbe essere comparata con il reddito pro capite e con i prezzi dei club. Come pensi che possano attrrarre gioocatori i nostri club che offrono green fee a 70-150 euro ? Quale sport ti fa spendere tanto, se hai una famiglia da 4 persone come fai ? La costrizione di essere socio/abbonato non è una soluzione. Il mio campo, Fioranello, io lo adoro ma in UK verrebbe commercializzato alla metà del prezzo almeno. Credo quindi che non sia affatto la comunicazione che manca, ne è stata fatta a bizzeffe, credo che manchino campi in prossimità cittadina, offerte più commerciali e flessibilità. Ma chi vuole legarsi mani e piedi per giocare tutto l’anno solo sul proprio campo scusa. Il golf è lo stesso ovunque ma all’estero funziona meglio perchè ci sono n fattori che girano meglio e che non verrebbero sistemati comunicando quello che oggi l’offerta rappresenta

  3. Caro Luciano il golf in Italia non crescerà mai. Purtroppo il “dna” dell’italiano non golfista, non si sposa con le caratteristiche fondamentali del gioco del golf; onestà, correttezza, sacrificio, educazione, rispetto delle regole. Da sottolineare che neppure alcuni golfisti non rispecchiano queste caratteristiche. Figuriamoci quindi come sia possibile far crescere i praticanti. Concordo sul fatto che comunicativamente si può certamente fare di più per trasmettere l’immagine di uno sport per tutti e cominciando dai golfisti si deve diventare inclusivi. Questa è una chiave di lettura. Ma finché i golfisti che si presentano al circolo con la fuoriserie e sul tee della 1 salutano a fatica, il golf in Italia sarà sempre più incompreso.
    Certamente non è semplice ma i primi che si devono impegnare sono proprio i golfisti. E se ognuno di noi avrà portato un nuovo giocatore, sarà un risultato senza precedenti.
    Gigi

  4. A mio parere non sarebbe male se ci fosse una ridimensionata sui prezzi di green fee e di costi accessori (kart, carrelli… ecc.)
    Anche le quote associative andrebbero riviste.
    Io credo che abbassando un po’ i costi, si potrebbero avvicinare più persone alla pratica di questo sport stupendo.
    Non parlo delle lezioni, i maestri mettono a disposizione la loro professionalità, e quindi giustamente vanno pagati per quello che fanno, ma l’ingresso al campo, a mio vedere, dovrebbe essere meno esoso.
    Poi magari mi sbaglio, ma credo che se ci fossero costi più contenuti, potrebbero esserci più giocatori praticanti.

  5. In questi dati mancano i non tesserati che pagano la quota al circolo ma non sottoscrivono la tessera federale la maggior parte sono super senior che giocano principalmente nel proprio circolo ma anche in circoli dove non chiedono il tesseramento. Comunque il problema principale è il costo dei materiali,se vuoi divertirti devi avere attrezzi di qualità e problemi per quelli precedenti che non valgono più.
    Cordiali saluti

    1. In teoria non sarebbe possibile. I circoli affiliati o aggregati alla FIG (tutti in Italia tranne uno o due) sono OBBLIGATI a tesserare FIG tutti i soci/abbonati.

  6. Come sempre le analisi di Maurizio sono sempre puntuali e precise. Anch’io come Luciano non concordo sulla parte che il golf in Italia tra gli italiani non crescerà mai. Per il turismo sicuramente il problema più grande é il nostro campanilismo e regionalismo statale. Prima bisognerebbe creare un marchio nazionale di Italia golf destination ( come l’Espana) organizzare le infrastrutture (aeroporti) con sevizi per i golfisti tipo ncc, trasporto sacche scontato dalla Line aerea ecc e poi creare delle golf region con 4-6 campi 18 buche con servizi adeguati per gli stranieri e tutti con vocazione turistica.
    Per incrementare i golfisti italiani secondo me bisognerebbe abbandonare questa idea da trasmettere che il golf é per tutti. Anche se comunque non ritengo il golf uno sport costoso e neanche I green fee troppo alti, noi abbiamo una strategia di comunicaIone a senso unico che sia l’immagine che chiunque può giocare a golf! Sbagliato in pieno, prima miriamo quello che é il targhet naturale del golf, ovvero la middle class Alta di professionisti e imprenditori. Forse gioca a golf in Italia solo il 2% dei benestanti. Qui é l’errore. Per essere uno sport a cui ambire deve essere praticato da quelli che la gente reputa modelli. Quindi basta con i Mia, i circuiti a gara e green fee a 40€ con premi di vetro o bottiglia di vino. Comunichiamo invece che il golf é lo sport più bello, più salutare e che é l’unico sport praticabile a qualsiasi età, che é elegante, fatto di regole e onestà e che é molto aggregante. Oggi noi e la federazione spara nel mucchio, e non si seleziona il proprio mercato di riferimento! La cosa peggiore in marketing e comunicazione.

  7. Avete mai fatto un sondaggio per sapere quello che gli italiani pensino del golf? Per introdurre al golf ci vogliono campi pratica. Si possono costruire a centinaia a poco prezzo. Vedrete che la gente che riesce a colpire 3 tiri su dieci si appassiona. Perché il tesseramento FIG deve essere tramite un Circolo? Rivedere chi volere che giochi al golf.

  8. Avete mai fatto un sondaggio per sapere quello che gli italiani pensino del golf? Per introdurre al golf ci vogliono campi pratica. Si possono costruire a centinaia a poco prezzo. Vedrete che la gente che riesce a colpire 3 tiri su dieci si appassiona. Perché il tesseramento FIG deve essere tramite un Circolo? Rivedere chi volere che giochi al golf.

  9. Maurizio, l’analisi che fai è sempre precisa. Non so se siamo un paese di non golfisti, certo è che non siamo mai stati neppure un paese di praticanti di paddle ma è diventato moda. Sicuramente il mercato interno del golf è molto difficile oltre a non esserci mai stata una promozione veramente organizzata. quello che posso dire è che se guardiamo altri sport più popolari (vedi il tennis e lo sci) hanno avuto i loro campioni che hanno spinto/sdoganato lo sport alla massa (Panattta/Tomba), poi momenti di flessione e poi nuovamente campioni che hanno ripotato voglia ed entusiasmo nel pubblico (vedi Goggia/Brignone e Sinner). ecco, questo nel golf non è mai successo ne con Rocca prima e ne con Molinari poi… un vero peccato.

  10. Pietro Paolo Martucci: chiaro il tuo suggerimento. Io sono un campo pratica. Fatico a far quadreare il bilancio ogni anno, ho quasi cento soci, ma se voglio mantenerli devo fargli si che nell’anno il loro costo sia contenuto, perché poi devoono andare a giocare nei Campi da Golf dove raramente hanno privilegi proveniendo da un Driving Range, ma piuttosto frequentemente vengono allettati da offerte per passare ad associarsi al Campo dove si recano, magari con sconti e privilegi (almeno per il primo anno). La maggior parte dei Golf con percorsi da 9/18 o più buche, avversano i campi praticam perché tesserano.
    La Federazione mette paletti per i trasferimenti da un Golf affiliato ad un golf aggregato, Ritengo che i campi pratica siano il primo passo per molti neofiti specialmente in aree dove i Golf con percorsi non ci sono e sono molto esclusivi, ma se li volete dovete anche metterli in condizioni di sopravvivere. Mia e Turist golf sono un eccesso? Forse si possono ridimensionare un po questi (e forse non serve) in fondo comunque se li chiudete e distribuite i loro soci nei Golf esistenti ne toccherebbero meno di 10 ad ognuno, potrebbe rappresentare una svolta epocale????

  11. Analizzando i dati della FIG con dettaglio fra tesserati soci e tesserati liberi si nota come il primo gruppo mostri una ostanziale uguaglianza al 2022( 300 persone in più) mentre il secondo gruppo vede una diminuzione di circa un migliaio di persone(ripetto ai circa15000 del 2022).
    I tesserati liberi per la prima volta dal 2019 diminuiscono.
    Probabilmente erano il risultato della azione PROVA IL GOLF (lanciata dalla federazione nel 2021 e 2022) che ha portato molte persone a provare (anche con ausilio della formula TESSERATO LIBERO) ma che poi hanno rinunciato …peccato forse i programmi di affiancamento per chi inizia non sono stati apprezzati o alla altezza delle aspettative…

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