perché è così difficile in Italia?
Era la fine di gennaio del 2008 e partecipavo per la prima volta alla fiera di golf di Zurigo che allora si chiamava World of Golf. L’Italia era presente, rappresentata dalle 6 Regioni del Progetto Interregionale Italy Golf & More (Emilia-Romagna, Toscana, Sicilia, Lombardia, Liguria e Friuli Venezia Giulia), dalla Regione Piemonte, dal Relilax Hotel Terme Miramonti di Montegrotto Terme, dal Consorzio degli Alberghi del Lago Maggiore, da Golf in Sud Tirol e da Brescia Tourism.
Sono passati 14 anni e qualche settimana fa ho partecipato nuovamente, per la 10a volta, alla stessa fiera che ora si chiama Golf Messe. Anche questa volta l’Italia c’era ed era rappresentata da Golf Lago Maggiore, dalla Mira Golf Hotels, dal Toscana Resort Castelfalfi, dal Grand Hotel Parco dei Principi di Roma, dal Royal Hotel Sanremo, da Emilia Romagna Golf, da Golf in Sud Tirol, da Como Lake Golf Destination, dal Chervò Golf Hotel, da Golfing in Florence, dagli Historical Italian Golf Clubs, dall’Hotel Quellenhof di Merano, dagli operatori di incoming Italia Golf & More e Italia my Golf, dal Golf Colline dei Gavi, dalla società Erbario Toscano e dal produttore di scarpe da golf La Raimondi.
Un netto miglioramento in termini di presenza numerica e di rappresentatività ma ancora nessun segno di un progetto “nazionale”, di un’immagine unitaria e di uno sforzo comune per fare dell’Italia una nuova e credibile Golf Destination internazionale.
Perché in un lasso di tempo così grande il turismo golfistico italiano non è riuscito ad organizzarsi ed a raggiungere l’obiettivo di racchiudere sotto un unico “ombrello” nazionale l’intera offerta disponibile in Italia in questo settore?
La domanda che ci siamo sentiti rivolgere di più in tutti questi anni di promozione all’estero è stata: “ma perché in Italia non riuscite a fare quello che fanno in Austria, in Spagna, in Portogallo, in Irlanda dove l’offerta golfistico – turistica nazionale, con le dovute differenze, risulta comunque ben coordinata ed organizzata in un unico prodotto turistico?”.
I motivi sono principalmente due: uno è di carattere “tecnico” mentre il secondo è legato alla mancanza di volontà delle persone responsabili.
Nelle principali nazioni europee la promozione del turismo golfistico è sempre esistita ad opera degli Enti Turistici Nazionali mentre in Italia, nel 2001, la riforma costituzionale del Titolo V (legge Costituzionale n.3/2001) ha reso il turismo una materia di competenza “esclusiva” per le Regioni ordinarie, con conseguente dispersione delle risorse e grande difficoltà a promuovere un’immagine nazionale di ogni singolo prodotto turistico. Il 4 Dicembre 2016 il Referendum Costituzionale ha proposto la modifica del Titolo V della Costituzione, gli italiani hanno votato No ed è tutto rimasto come prima.
Nonostante questo importante impedimento burocratico esisterebbero comunque gli strumenti e le risorse per ovviare a questo problema quali il Ministero del Turismo e lo stesso Enit entrambi in possesso di risorse e competenze più che sufficienti per pianificare, coordinare e realizzare piani promozionali nazionali di un singolo prodotto turistico.
Lo schema ideale dovrebbe prevedere in prima battuta l’identificazione del prodotto golf nazionale ed in seguito la progettazione di un piano promozionale nazionale ideato e finanziato dal Ministero del Turismo e dall’Enit con la Federazione Italiana Golf coinvolta in qualità di advisor tecnico o più semplicemente “esperto del settore”.
Questo progetto nazionale dovrebbe coinvolgere “a pioggia” le Regioni italiane (interlocutori di Enit) e i Comitati Regionali Fig che a loro volta dovrebbero far intervenire nel progetto gli operatori regionali interessati che siano consorzi turistici, reti di impresa, gruppi intra regionali o anche singoli operatori turistici specializzati in questo settore.
Scritta nero su bianco non sembra una progettualità troppo complicata ma la realtà è ben diversa perché, a distanza di anni, non si muove niente in quanto nessuno, né le singole Regioni né la nostra Federazione, si sono mai attivate con convinzione ed insistenza per sollecitare la creazione di questo progetto nazionale.
L’Italia è il paese con il maggior numero di siti riconosciuti patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, è turisticamente estremamente dotata, abbiamo quasi tutto e ogni singola Regione ha decine e decine di argomenti “forti” da promuovere sui mercati internazionali. Pensate solo all’eno-gastronomia, le città d’arte, la montagna, i borghi, il balneare, i laghi o anche solo il cicloturismo che porta in Italia molti più turisti del golf!
Perché le Regioni dovrebbero impegnarsi in un ipotetico nuovo progetto nazionale sul golf quando questo settore presenta numeri piccoli (al momento i golfisti stranieri sono circa 250.000 / 300.000 su 56 milioni di turisti stranieri in Italia, lo 0,5% del totale nazionale) e al suo interno risulta procedere in ordine sparso?
Allo stesso tempo sappiamo tutti bene che quello del golf è un segmento estremamente ricco, che spende tre volte di più degli altri “turismi”, che favorisce l’allungamento della permanenza media in una destinazione, che fa lavorare l’intero territorio, che aiuta la destagionalizzazione e che se viene sfruttato come fanno altre nazioni porta anche numeri interessanti.
Ma queste argomentazioni le deve portare avanti il “settore” del golf mostrandosi pronto, coeso e propositivo nei confronti del settore pubblico chiamato ad investire tempo, progettualità e risorse in questo settore.
Chi come me sperava che l’arrivo della Ryder Cup in Italia potesse rappresentare la motivazione giusta per portare alla ideazione di questo progetto è rimasto ben presto deluso con la consapevolezza che ben poco è cambiato rispetto a vent’anni fa.
Come pochi sanno esiste già da più di 15 anni un progetto nazionale sostenuto e finanziato dalle Regioni e dall’Enit, si chiama Italy Golf & More, è guidato dalla Regione Friuli Venezia Giulia e ad oggi raggruppa 7-8 Regioni italiane che versano una quota annuale per la realizzazione di un unico progetto promozionale nazionale.
Questo progetto, sul quale in passato avevamo riposto grandi speranze, sta però facendo molta fatica a coinvolgere gli operatori privati che molto spesso non sono nemmeno al corrente di quanto viene pianificato dalla propria Regione.
Su 7-8 Regioni coinvolte in questo progetto solamente due hanno coinvolto sia nel processo decisionale sia nella fase operativa i propri rappresentanti regionali e lo hanno fatto solamente perché questi si erano precedentemente “associati” tra di loro.
Cosa ci insegna tutto questo? Che sia a livello nazionale che a livello regionale è ormai fondamentale associarsi, unirsi, raggrupparsi per mettere insieme le forze e le risorse e la progettualità per costruire un prodotto unitario, credibile e facilmente distinguibile sui mercati internazionali.
Il progetto Italy Golf & More, unico progetto nazionale e miracolosamente partito dal basso, avrebbe dovuto essere sostenuto, incoraggiato, ufficializzato ed enfatizzato cercando di allargarlo a tutte le Regioni italiane e favorendo contestualmente la nascita di altre aggregazioni regionali.
Invece questo progetto è stato percepito come qualcosa di “esterno” sia da parte della Federazione che non lo ha mai supportato con convinzione sia da parte degli operatori privati che, salvo rari casi, non sono stati coinvolti nell’operatività.
Nonostante tutte queste difficoltà il processo spontaneo di “associativismo” in chiave turistica è comunque in atto anche in Italia anche se si sta sviluppando in varie modalità differenti fra loro, non coordinate e purtroppo non sempre idonee a portare risultati tangibili in termini di prenotazioni.
La più vecchia forma di associativismo golfistico in Italia è sicuramente quella di Emilia Romagna Golf che dal 1998, grazie al supporto della propria Regione, opera sui mercati sotto forma di DMC Regionale in cui la componente no profit, costituita da tutti i 24 campi regionali affiliati alla Federazione, affianca la parte commerciale rappresentata dall’agenzia di incoming che vende i pacchetti golf in questa Regione.
Più o meno negli stessi anni è nata Golf in Sud Tirolo, l’associazione che raggruppa i 9 campi da golf situati in questa area geografica e tutti gli alberghi disponibili vicino ai campi da golf promuovendo una card speciale che da diritto al 20% di sconto per le vacanze golf in questo splendido territorio.
Già attiva da molto tempo è anche la Rete d’Impresa Golf in Veneto costituitasi nel 2016 con l’intento di accedere ai finanziamenti europei previsti dal piano di sviluppo rurale Veneto 2014-2020 e che ora raggruppa 7 campi da golf veneti e 3 alberghi.
In Piemonte dopo la fine dell’esperienza del Green Team sono nati alcuni raggruppamenti locali quali quello chiamato Torino Golf Destination (4 campi vicini alla città di Torino) e quello denominato Lago Maggiore Golf Destination (4 campi tutti situati sul Lago Maggiore) ma non esiste ancora un unico progetto regionale.
Alcuni campi della Lombardia situati nelle vicinanze del Lago di Garda per molti anni si erano promossi all’estero sotto al brand Gardasee grazie all’impegno di una volenterosa promoter al cui disimpegno ha però corrisposto la fine del progetto.
In questa stessa regione si sta di nuovo riproponendo il gruppo Lake Como Golf Destination che era nato ai tempi dell’IGTM del 2014 ed è risorto appena prima dell’IGTM del 2022 con 7 campi da golf aderenti ma ancora un po’ carente della parte alberghiera e della decisiva componente commerciale.
L’intraprendenza di 4 storici circoli italiani ha fatto nascere da qualche anno il gruppo Historical Italian Golf Clubs nato con l’intento di offrire ai golfisti stranieri un’esperienza golf di alto livello in campi da golf che hanno segnato la storia del golf italiano.
L’avvicinarsi della Ryder Cup ha fatto nascere anche il Lazio Golf District in forma di DMO (Destination Management Organization) con il sostegno della regione Lazio, di molti enti pubblici e dei circoli di Castel Gandolfo e Fiuggi e con la mission principale di promuovere e gestire i flussi turistici legati alla Ryder Cup di Roma.
In Toscana sono storicamente presenti due realtà nate, già negli anni ’90, dalla volontà di fare associativismo, il Consorzio Regionale Playing Golf in Tuscany che fa capo al Comitato Regionale Fig e il gruppo Golfing in Florence che raggruppa i tre circoli vicini a Firenze ma entrambi operano in maniera piuttosto blanda non ricevendo fondi pubblici sostanziali.
Non si hanno invece più notizie dei consorzi regionali nati all’inizio del 2000 in Liguria, in Sicilia ed in Sardegna tre regioni piuttosto importanti in chiave di promozione internazionale dell’offerta golfistica italiana.
Tante esperienze, tanti progetti, tanta buona volontà ma anche molta improvvisazione e soprattutto uno scarsissimo coordinamento centralizzato di tutti questi progetti che potrebbero costituire il cuore del prodotto Golf in Italia a livello internazionale.
Ma in sintesi perché è così importante che i Circoli turistici italiani si raggruppino in un’unica associazione regionale? Perché è importante creare dei Consorzi turistici regionali?
- Perché, salvo casi isolati, non ci sono più le risorse per un’adeguata promozione internazionale di singoli Circoli o Resort.
- Perché la tendenza ormai consolidata è che la promozione deve essere fatta per grandi aree (Nazioni e Regioni) e non più per piccoli territori.
- Per offrire un credibile e strutturato “sistema di campi da golf”, ben più attraente, agli occhi di turisti e di Tour Operator, di singole realtà isolate dal contesto locale.
- Perché presentandosi uniti sotto il brand regionale è molto più probabile attrarre gli investimenti ed il supporto degli Enti Pubblici quali Regioni o Camere di Commercio.
- Perché presentandosi uniti sotto il brand regionale si può essere quasi certi del sostegno del Comitato Regionale della Federazione Italiana Golf che vedrebbe così di fatto enormemente semplificata la propria azione di promozione turistica.
- Per risparmiare sui costi della promozione evitando la frammentazione e la sovrapposizione degli investimenti
- Perché presentandosi uniti sotto il brand regionale è più facile farsi affiancare dagli altri “players” del mondo del turismo quali alberghi, ristoranti, negozi, autonoleggi, sistema museale, fiera, sistema congressuale, terme & Spa.
Infine voglio citare un esempio di successo all’estero dal quale dovremmo prendere ispirazione, il progetto Mallorca Golf Island che da quasi 30 anni raggruppa 22 campi da golf situati nell’isola di Mallorca sotto l’egida dell’ACGM – Asociacion de Campos de Golf de Mallorca.
Nelle Isole Baleari il primo campo da golf commerciale nacque nel 1964, il Golf di Son Vida. Nel 1988 vennero dichiarate di interesse sociale le costruzioni di campi da golf in suolo non edificabile e vennero autorizzate le costruzioni di alberghi da 450 posti con minimo di 4 stelle e di club house più piccole di 2.000 metri quadrati. Oggi nelle Isole Baleari ci sono 24 campi da golf, 22 dei quali a Mallorca.
Negli anni 90 le isole Baleari hanno investito nel golf il 70% del budget riservato al turismo e grazie ad una politica di decisa apertura ai capitali ed agli investimenti stranieri queste isole, una volta definite in maniera dispregiativa le isole delle colf, sono diventate isole di immagine molto alta e di prezzi elevati.
A Mallorca ogni anno arrivano circa 100.000 golfisti stranieri che giocano circa 650.000 giri di golf con entrate dirette per i campi da golf dell’isola per 40 milioni di Euro all’anno, entrate indirette per 52 milioni di Euro all’anno ed un impatto economico per il territorio stimato in circa 170 milioni di Euro all’anno.
Una sola isola spagnola in grado di fare gli stessi green fee stranieri di tutta la nostra nazione, una felice esperienza di associativismo, dei dati molto semplici che dovrebbero però portare a delle riflessioni molto più profonde sulle potenzialità non sfruttate del nostro turismo golfistico.