cosa deve fare e cosa non deve fare il turismo golfistico italiano

Abbiamo chiesto a Maurizio de Vito Piscicelli di indicare, in ottica turistica, cosa bisognerebbe fare e cosa invece non bisognerebbe fare dopo il recente successo della Ryder Cup romana dello scorso mese di settembre.

Dopo una prima riflessione sul fatto che forse sarebbe stato meglio sviluppare questa discussione otto anni fa al momento dell’aggiudicazione della gara e pur nell’assoluta consapevolezza che molto poco di quanto verrà indicato si verificherà, proviamo ad illustrare quello che si può ancora fare per ricavare qualche beneficio “turistico” da un evento così importante miracolosamente assegnato alla nostra nazione e così ben organizzato.

Iniziando da chi dovrebbe occuparsi in primis della promozione turistica della nostra nazione e cioè dal nostro Ministero del Turismo e dall’Ente Nazionale per il turismo – Enit.

“La prima cosa che dovrebbero fare, afferma Piscicelli, sarebbe iniziare a considerare in maniera costante e non episodica il turismo golfistico italiano come uno dei prodotti turistici nazionali da portare con orgoglio all’estero e da promuovere soprattutto nelle nazioni ad alta densità di giocatori.

Nei giorni della Ryder Cup sia il Ministero del Turismo sia l’Enit hanno fatto tantissimo per la manifestazione investendo attenzioni, tempo e anche tante risorse per l’organizzazione dell’evento. Anche negli anni precedenti il nostro Ente del Turismo nazionale, grazie all’impegno di Maria Elena Rossi direttrice marketing di Enit e sostenitrice del prodotto golf, aveva contribuito non poco alla promozione della nostra offerta turistico – golfistica nazionale all’estero organizzando la presenza italiana nei grandi Workshop specializzati internazionali, alle principali Fiere di Golf ed anche in qualche Open giocato in aree per noi interessanti.

Negli ultimi due anni l’attenzione di Enit si è invece concentrata quasi esclusivamente sull’organizzazione della Ryder Cup mettendo un po’ in secondo piano le attività “day by day” delle quali gli operatori italiani hanno invece bisogno come il pane sia per ridurre i propri costi sia per beneficiare di un “ombrello” istituzionale e di un “imprimatur” ufficiale da parte dei responsabili del turismo nazionale.”

Quali iniziative da parte degli Enti nazionali?

Cosa fare – di concerto con le richieste delle Regioni italiane, con la Federazione Italiana Golf e con i singoli operatori nazionali condividere ogni anno un piano promozionale specifico dedicato al turismo golfistico, stanziare le adeguate risorse e fungere da capofila nella messa in campo delle azioni adeguate sui mercati internazionali.

Cosa non fare – ritornare alla situazione pre Ryder Cup quando le attenzioni del settore pubblico verso il turismo golfistico erano pari a zero.

Le Regioni Italiane

Parliamo ora di quello che dovrebbero fare le Regioni italiane per la promozione del turismo golfistico dopo la Ryder Cup.

“L’interesse attuale delle Regioni italiane verso la propria offerta golfistica varia da Regione a Regione ma se vogliamo riassumere il loro impegno in una singola frase parlerei di “minimo sindacale” – sottolinea Piscicelli -.

Alcune Regioni contribuiscono già oggi alla promozione internazionale dei propri campi da golf ma lo fanno in maniera estremamente ridotta, quasi episodica e senza un progetto di ampio respiro che preveda, per i campi da golf coinvolti, sia dei vantaggi in termini di visibilità che dei doveri in termini di qualità e di accoglienza.

Come già indicato per ciò che riguarda Enit, sarebbe ora che le Regioni considerassero in maniera convinta e continuativa la propria offerta golfistica come uno dei prodotti turistici da promuovere all’estero riconoscendone le grandi potenzialità in termini di numeri, di qualità, di potere d’acquisto e di destagionalizzazione.”

Quali iniziative da parte delle Regioni?

Cosa fare – in collaborazione con il Comitato Regionale FIG mappare i campi da golf della propria Regione che siano realmente attraenti per i turisti, spingerli all’associazionismo regionale, definire degli standard qualitativi minimi, selezionare gli operatori interessati al golf, collaborare con Enit nella realizzazione del progetto nazionale, stanziare risorse e dedicare un impegno specifico annuale a questo settore per avviare una promozione internazionale congiunta.

Cosa non fare – continuare a considerare il golf come un argomento pericolosissimo da un punto di vista mediatico e sociale, che non produce ritorni in termini di consensi e a favore del quale non sia il caso di dedicare tempo, risorse ed una specifica programmazione ad hoc.

“Ho lasciato per terza la Federazione Italiana Golf, sottolinea Piscicelli, in quanto come tutti sanno, teoricamente non avrebbe fra le sue “mission” istituzionali quella di fare promozione turistica.

Avendo però organizzato la Ryder Cup grazie a cospicui finanziamenti pubblici ed avendo affermato a più riprese che uno dei motivi era la valorizzazione della propria offerta golfistica in chiave turistica, è giusto e corretto che anche la nostra Federazione si senta investita della responsabilità di fare qualcosa.

Oltre a ciò siamo tutti piuttosto consapevoli che la situazione non sempre brillante dei bilanci dei Circoli italiani trarrebbe grande beneficio dall’incremento delle entrate da parte di golfisti stranieri.

La cosa più importante da fare (che in realtà doveva essere fatta otto anni fa) sarebbe quella di contribuire a “creare” la destinazione golfistica italiana selezionando, in accordo con i Comitati Regionali, i campi da golf che possono e vogliono veramente lavorare con i turisti e unirli in un unico contenitore nazionale.

Fatto questo lavoro di mappatura la Federazione dovrebbe fungere da Advisor tecnico, o con espressione meno elegante da “spina nel fianco”, al Ministero del Turismo ed all’Enit per garantire loro la presenza e la partecipazione dei circoli italiani e degli operatori locali ad un auspicato piano promozionale internazionale.

Oltre a ciò la Federazione dovrebbe inserire in pianta stabile la materia “turismo” nei corsi di formazione che si svolgono presso la Scuola Nazionale di Golf dove al momento a questo settore vengono dedicate in tutto pochissime ore di lezione.”

Quali iniziative da parte della Federazione?

Cosa fare – sollecitare e stimolare Ministero del Turismo ed Enit per la promozione del turismo golfistico nazionale, censire e selezionare i campi da golf italiani realmente adatti ed interessati al turismo ed occuparsi della formazione “golfistico- turistica” dei futuri operatori dei settore, dei segretari e dei direttori dei campi da golf.

Cosa non fare – dimenticare l’argomento turismo post Ryder Cup affermando che non si tratta di una delle mission previste dallo Statuto.

In conclusione non resta che esaminare quello che dovrebbero o non dovrebbero fare i campi da golf italiani nel post Ryder Cup.

Piscicelli evidenzia come i campi da golf italiani non devono illudersi che verranno invasi da orde di turisti nella prossima primavera. Forse sarà così per il Marco Simone e per i campi limitrofi che hanno effettivamente goduto di una visibilità internazionale che neanche vent’anni di campagne promozionali in giro per il mondo avrebbero potuto eguagliare.

Occorrerà invece moltiplicare il proprio impegno proprio in questo momento per approfittare degli effetti positivi della splendida Ryder Cup italiana e per la momentanea “apertura” degli operatori stranieri verso la nostra offerta golfistica non sempre considerata fra le più ambite nel recente passato.

Per non vanificare questo momento magico i campi da golf e gli operatori italiani dovranno sia impegnare risorse in promozione sia lavorare intensamente al proprio interno per offrire un prodotto veramente all’altezza degli standard richiesti dal turismo internazionale.

Sarebbe veramente deleterio che l’arrivo dei primi numeri importanti di golfisti stranieri coincidesse con l’impreparazione dei nostri circoli o con delle carenze importanti nella qualità del servizio offerto.

I campi da golf italiani geograficamente vicini dovrebbero inoltre associarsi a livello regionale, almeno da un punto di vista turistico, proponendosi in maniera più completa ed interessante sia agli occhi dei turisti che degli operatori e degli Enti pubblici della propria Regione.

Una cosa invece da non fare è quella di improvvisarsi campi turistici non avendone né le caratteristiche, né gli standard minimi né la preparazione specifica, il più delle volte si perde molto tempo e si sprecano risorse importanti.

Quali iniziative da parte dei circoli di golf?

Cosa fare – verificare se i propri standard qualitativi sono in linea con quelli richiesti dal mercato, impegnare tempo e risorse nella creazione dell’offerta e della promozione ed associarsi a livello regionale con i circoli vicini proponendosi a livello internazionale con un’unica strategia.

Cosa non fare – attendere senza colpo ferire l’arrivo dei golfisti internazionali proseguendo la propria attività abituale, accogliere i primi turisti in arrivo in maniera caotica ed improvvisata e sperare di lavorare con i turisti se non si ha il prodotto adatto.

By Maurizio De Vito Piscicelli

Export Manager, per oltre un decennio, in una multinazionale attiva nella commercializzazione di bevande alcoliche e non alcoliche. Il golf è nel mio DNA avendo fatto parte del Consiglio Direttivo del Golf Club Bologna di cui sono stato anche Presidente della Commissione Sportiva. Dal 1992 al 1996 sono stato eletto Presidente del Comitato Provinciale di Bologna per la Federazione Italiana Golf per conto della quale ho seguito la nascita e la promozione di nuovi impianti golfistici nella Provincia di Bologna. Dal 1996 svolgo attività di consulenza per il settore del golf.

One thought on “Ryder Cup – ed ora?”
  1. Analisi correttissima ed esaustiva , consiglierei di non aspettarsi nulla a livello federale e di ottenere dal Min del Turismo un settore responsabile dei rapporti con le varie strutture burocratiche (comuni , regioni , enti parco etc ) vere responsabili del freno a mano a qualunque tentativo di investimento italiano o estero nel settore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *